domenica 13 ottobre 2013

Solo il mare ci divide

A tutti i miei conterranei sardi: quanti di voi hanno un figlio, un fratello, un parente od un amico lontano dalla sua terra natia? Che è dovuto andare lontano da ciò a cui tiene, che sta in un luogo in cui non può parlare la propria lingua, che sente i propri cari solo al telefono, che lotta ogni giorno per costruire un futuro che fin dalla tenera età gli è stato negato? Ebbene, pensate a loro, e poi guardate le persone che vi stanno accanto con il colore della pelle diversa dalla vostra, che parlano una lingua che non comprendete, che vivono di stenti e spesso di elemosine. Anche loro sono figli, fratelli, parenti, amici di qualcuno che sta lontano. Accoglieteli come vorreste fosse fatto a coloro a cui tenete, e tutti staranno molto meglio. 

Relazione dell'Ispettorato per l'Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912

ITALIAN
"Non amano l'acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane.
Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri.
Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti.
Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.
Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.
Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro.
Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.
I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali".
... "Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni
che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell'Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più.
La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione".


Salludi e trigu

mercoledì 12 giugno 2013

Appello di un'amica da İstanbul

Dear friends,

I think you have already heard about resistance in Turkey specially in İstanbul since last 15 days. 
As Turkish media doesn't give almost any right news I want to give you some brief info about current situation in İstanbul.

With lots of you I have been talking about the gouvernment and their politics. Since few years its getting more authoritarian. 15 days ago a pacifist protest started to protect a parc in the heart of İstanbul in Taksim. This protest is not only for the parc, it is against authoritarian (restriction of alcool, abortion, pression on media, minorities, students, lawyers, artists, journalits......., liberty of expression, briefly try to rebuilt all part of our life with the restrictions) neo-liberal politics (urban transformation projects against to environnement, history of the city and fire the poor people out of the city to built shopping mall, hotels...) of gouvernement.   

Unfortunately any declaration of gouvernement and Turkish media are true. Police is so violent using tear gas, water cannons (not using water, some strange chemicals with water) and sometimes plastic bullets .3 people died. Lots of people are injured. Even lawyers were in custody. But we still resist in a pacific way. Gouvernment doesn't give any hope to understand, negociate or solve any problem. They just try to provoke people to create caos for legitimate violent police intervention.  

I have still lots of things to say but it is all for now. 

We would appreciate if you will be aware of the situation and tell around as an international lobby. 

Thank you for your support

martedì 26 marzo 2013

Tristezza Market


Università Commerciale Luigi Bocconi, Scuola di Direzione Aziendale, corso di Marketing.
La docente è là che parla di negozi di moda dove in vetrina ci sono le persone nude, che è una figata perché è copartecipativo, perché tu puoi con un concorso un giorno finire in vetrina o addirittura fare il selezionatore! Un posto dove in realtà non si vende abbigliamento, si vendono persone. Lei ci racconta di questo Abercrombie, parla di questo Abercrombie ma io non ascolto, io penso alle montagne albanesi, penso ai miei discorsi con i pastori fatti tra un pezzo di formaggio ed un bicchiere di raki.
Lei parla dei bellissimi pannolini con il disegno dei cartoni animati e io penso ai bambini dei nostri campi estivi, penso ai bambini della mensa del Vivaldi, ai loro sorrisi, al loro chiamarmi Xhaxhi, ai loro abbracci. Penso a quando in mensa io sono diventato Nikolin e Nikolin è diventato Roberto, lui era Roberto a tutti i costi, anche quando era scomodo, anche quando la responsabile faceva l’appello e Nikolin non rispondeva, per quelle 2 ore lui era Roberto e non c’era responsabile che tenesse. Quella complicità è stata per me tra le soddisfazioni più grandi della mia vita.
La docente parla della cosa fighissima che fa la fitness, ossia un sistema partecipativo dove i clienti stessi possono scegliere la pubblicità che il mese successivo la fitness farà in TV, e io penso ancora e solo ai miei amici albanesi, alle nostre “colazioni” al bar, alla volta che siamo andati dal nonno partigiano di Tony che trattenendo le lacrime ci ha raccontato della sua gioventù e della brigata Antonio Gramsci.
La lezione finisce e salgo in metro, nessuno parla con nessuno, tutti sono nervosissimi e corrono come formichine da un posto all’altro anche quando non c’è nessun motivo razionale per fare le cose così di fretta. Guardo loro e ancora una volta penso ai miei interminabili viaggi di ore ed ore sul furgon, seduto affianco all’autista che per tutto il viaggio mi racconta di lui, della sua famiglia, di quella volta che andò in Italia e fece tutto d’un fiato Bari - Venezia senza mai fermarsi. Penso a quell’autista e ripenso alla metro di Milano, e continuo ossessivamente a ripetermi, è questo il progresso? Se questo è il progresso allora possiamo chiamarlo tristezza.
Per domani ho un biglietto aereo Milano – Tirana, ma io non parto per nessun posto, come dice qualcuno, io non sono mai andato via.